Chiesa di Santa Croce
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All’anno 1341, risalgono anche le prime notizie riguardanti la parrocchia di Orani[1], poiché risulta nello stesso registro delle decime in favore della chiesa di Roma[2]. I dati storici piu’ antichi a proposito di un’altra chiesa oranese, quella di Santa Croce, allora San Pietro[3], risalgono al 1388. Nella piazza ad essa antistante, il 12 gennaio dell’anno in questione, si svolge l’assemblea dei vassalli della curatoria di Dore, nella Contea del Goceano[4] per firmare la pace tra Eleonora d’Arborea e Giovanni I il Cacciatore.
Nasce come chiesa privata di una ricca famiglia oranese[5], i Carta, annessa all’abitazione e con questa comunicante; è tuttora esistente nel centro storico del paese.
La struttura architettonica interna rivela i particolari caratteri del gotico catalano-aragonese, e ciò ci porta ad affermare, anche senza il supporto di una purtroppo inesistente documentazione d’archivio, che, in epoca di maggior influenza di questa corrente artistica, tra il XVI e il XVII secolo, l’edificio sia stato rimaneggiato o ampliato secondo il nuovo gusto.
Vi è un’unica navata, con l’abside (capilla mayor) notevolmente rialzato ma più basso e più stretto rispetto alla navata, voltato a crociera con costoloni e gemma pendula, ora coperti da uno strato di pittura, frutto di un intervento più tardo; la navata è voltata a botte spezzata con archi-diaframma in trachite di una varietà piuttosto scura. In una successiva fase evolutiva sono state notevolmente ampliate le cappelle tra i contrafforti, alle quali si accede da archi a tutto sesto nervati con conci in trachite; nel lato nord vanno a formare uno spazio indifferenziato largo quasi quanto la navata. È una dilatazione spaziale che non si percepisce subito ma, giunti a metà navata, l’impressione è quella di trovarsi in uno spazio asimmetrico rispetto all’altare, sbilanciato verso nord, quasi un impianto a due navate.
Il coronamento di facciata è piano; copre la pendenza delle falde di copertura, è segnato da una cornice in leggero aggetto, al di sopra della quale una piccola edicola ospita la campana; il portale d’ingresso è sovrastato da un arco di scarico in trachite.
Ha assunto l’attuale denominazione in quanto vi aveva sede l’Arciconfraternita della Santa Croce.
[1] G. Zirottu, Orani. Storia e testimonianze di un popolo.
[2] P. Sella, Rationes Decimarum Italiae. Sardiniae, Città del Vaticano, 1945.
[3] P. Tola, Codex Diplomaticus Sardiniae.
[4] Cfr. cap. 2.1 e tabella riassuntiva sulle vicende feudali del territorio oranese.
[5] Notizia tratta da un archivio privato oranese.
Fonti e bibliografia
Arc. Laura Pintus – Tesi di Laurea