Chiesa di San Giovanni Battista
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Una tra le chiese più ricche e meglio conservate di Orani è certamente quella di San Giovanni Battista, annessa al convento dei Frati Minori Osservanti.
La costruzione del convento francescano ha inizio nei primi anni del Seicento. Il primo insediamento dei frati è presso la chiesa di San Sisto[1], molto modesta, in una zona malsana e fuori dall’abitato; si decide, dunque, di cambiare sito, trovandone uno più adatto alla periferia nord della villa, in un rilievo collinare. La fondazione del convento, intitolato a San Giovanni Battista, risale al periodo in cui è in carica Andrea Bacallar, vescovo di Alghero sino al 1605[2]; i lavori terminano probabilmente nel 1640[3]
Alla fine del Seicento, la chiesa di San Giovanni Battista, nelle sue attuali forme, risulta ancora in corso d’opera; può anche darsi che sia stata soggetta, in quel periodo, ad ampliamenti ed abbellimenti[4].
In seguito alla soppressione e incameramento dei beni degli Ordini religiosi, del 1866, il convento diventa patrimonio comunale. Da quella data ad oggi la struttura è stata utilizzata come sede del Comune, scuola elementare, pretura, carcere; alla comunità religiosa rimane la concessione per l’ufficio delle celebrazioni liturgiche nella chiesa, anch’essa di proprietà comunale. Per un certo periodo, dal 1870 al 1930, le funzioni liturgiche più importanti si officiano proprio qui e a Santa Croce, visto che la vecchia parrocchiale di Sant’Andrea è fatiscente sin dal 1816 e la costruzione della nuova inizia nel 1867, concludendo, dopo un lungo travaglio, solo nel 1930[5].
La struttura conventuale consta attualmente di due lunghi corridoi che si intersecano quasi ad angolo retto, ai lati dei quali si affacciano quelle che un tempo furono le celle dei frati e che oggi sono adibite, in seguito a modifiche utili ed inutili, a sede dell’amministrazione e del consiglio comunale del paese.
Alla chiesa si accede da un alto pronao voltato a crociera sopra il quale trova alloggio il bel coro ligneo, in costruzione nel 1730, dotato di organo a canne[6]. Un coro composto da semplici stalli lignei con inginocchiatoi provvisti di panche nella parte anteriore, privo di ornamenti; l’asciuttezza di forme è motivata da motivi contingenti quali la ristrettezza di mezzi economici, ma forse anche da una scelta di austerità, consona peraltro allo stile di vita francescano, ravvisabile nella stessa facciata d’ingresso. L’organo reca incisa in un pannello la data del 1732, era abbellito da un motivo a colonne tortili ormai scolorite, e da due dipinti raffiguranti Santa Cecilia, protettrice dei musicisti, e Santa Barbara, ora posti nelle pareti della chiesa. Un’altra opera di rilievo appartenente a questa chiesa è un grosso crocifisso ligneo policromo settecentesco.
La struttura della chiesa è a unica navata a tre campate scompartite da quattro grossi pilastri sui quali si impostano gli archi d’accesso alle cappelle laterali molto ampie e profonde, frutto di ampliamenti successivi. L’abside, a pianta quadrata e voltato a botte, è collocato a una quota più alta rispetto alla navata; comunica con la sacrestia e con quello che fu l’orto del convento.
In seguito alla soppressione dei beni delle congregazioni religiose, alcuni religiosi hanno il permesso di continuare a risiedere in qualche stanza del convento oppure occupare sino alla morte la propria cella[7].
[1] G. Zirottu, idem.
[2] Notizie in merito al convento sono tratte da un manoscritto, Fundacion del Conv.to de la Villa de Orani, autentico, con sigillo del 1741, firmato da tre Frati Minori Osservanti, una relazione di ricognizione presso l’archivio del convento di Orani e due copie autentiche sulla fondazione dello stesso, datate 1612. Archivio Bussalay, ora presso l’Archivio Parrocchiale di Orani.
[3] M. Chironi, Il convento dei Frati Minori di Orani.
[4] G. Zirottu, idem.
[5] Le vicende che si riferiscono all’edificazione della nuova parrocchia di Sant’Andrea sono depositate presso gli Archivi Comunale e Parrocchiale di Orani.
[6] Wally Paris, Urge un intervento per salvare l’organo, in “L’Ortobene”, 6 giugno, 1999; P. Guiso Pirella, Crhonaca Provinciae Sardiniae, 1730.
[7] M. Chironi, Il Convento dei Frati Minori di Orani.
L’ORGANO A CANNE
Una delle più importanti testimonianze degli antichi fasti dell’edificio la cantoria, composta da un coro ligneo e da un imponente organo a canne risalente al 1732, quasi a testimonianza di quel rifiorire dello studio dell’organo e del canto voluto dal P.M. Francesco Angelo Simula di Sassari, Ministro Provinciale dal 1711 al 1715, che “volle la musica materia d’esame per le Sacre Ordinazioni”.
L’organo di scuola italiana, e dunque ascrivibile al periodo che vide emergere la differenziazione di alcune scuole nazionali. In particolar modo a partire dal XVI al XVII secolo si avranno specificità accentuate in Italia, in Inghilterra e in Spagna, un periodo che segnò il distacco dalla comune tradizione, che aveva uniformato le meccaniche degli organi sino al Quattrocento.
Il nostro manufatto era interessato da gravi danni derivanti dalla sua inutilizzazione, che potrebbe presumibilmente essere iniziata alla fine del XIX secolo. Non vi è infatti traccia di ammodernamento nella manticeria: solo in parte sono conservati i mantici manuali. La cassa, in legno di ontano, di forma parallelepida rettangolare (le cui misure sono rilevabili dalla perizia e dai grafici allegati), è un mobile molto sobrio, che ha perso la straripante ricchezza plastica della decorazione scolpita dei secoli precedenti.
L’organo presenta alcuni elementi decorativi dipinti e, sulla sommità cinque riquadri a cornici riportate (tre a losanga e due polilobate) con superfici interne in finto marmo. Il coronamento rivela forme classicheggianti per la presenza di una teoria o ovuli e una fusarola. La superficie posta anteriormente, e cioè quella che contenente in origine le canne, tastiera manuale e pedaliera, è divisa in due ordini da una cornice intermedia con fusarola; alle due estremità delle aperture ad archivolto, attraverso le quali si vedeva il gruppo delle canne, sono raffigurate, con una prospettiva assonometria, quattro colonne tortili coronate superiormente e all’appoggio ciascuna da due dadi parallelepipedi marcati soltanto da leggere cornici. Nel secondo ordine si aprono quattro vuoti archivoltati a tutto sesto pronunciati da una leggera cornice dorata. Due grandi portelli, incernierati agli spigoli estremi della facciata del mobile, proteggevano dalla polvere la meccanica interna.
Sono due pannelli, a doppia tela dipinta sulle due facce, incorniciati da telaio, attualmente avulsi dal contesto originario e utilizzati come quadri di devozione appesi alla parete muraria. Quello di sinistra, considerando i portelli chiusi, raffigura Santa Cecilia, vergine martire romana, patrona dei musicisti: è qui raffigurata intenta a suonare l’organo.
Quello di destra rappresenta Santa Barbara accompagnata da uno dei suoi attributi tradizionali: la torre, dove il padre degenere la rinchiuse, patrona dei minatori, quasi a testimoniare la forte vocazione mineraria della zona; si pensi che il territorio di Orani è ricco di giacimenti di talco e feldspato, miniere tra le più estese dell’Isola. Le montagne che fanno da sfondo al dipinto non fanno che confermare la forte devozione popolare che vuole Santa Barbara come protettrice dei cavatori, lavoratori esposti più di altri a morte improvvisa e dunque alla dannazione eterna qualora non abbiano ricevuto il sacramento della confessione. Il retro di ambedue i riquadri, quando si mostrano ad ante aperte, è dipinto con raffigurazioni di canne d’organo aventi la funzione di raddoppiare illusoriamente il secondo ordine del somiere e il numero delle stesse canne.
IL CORO LIGNEO
Il coro ligneo in essenza di pioppo verniciata, corre su tre lati della galleria, conserva il pavimento a listoni originali della stessa essenza, poggiati su travatura portante e si congiunge all’organo posto a sinistra.
È corredato di inginocchiatoio con leggio e bancale anteriore. Si tratta di una struttura priva di ogni trionfalismo decorativo, estraneo ovviamente ad un arte di ispirazione popolare. L’unica concessione al gusto settecentesco sono i sostegno dei braccioli, realizzati secondo un disegno pluricurvilineo. Lo schienale è composto da pennellature archivoltate inserite entro spazi scanditi da lesene legate da una successione di archivolti ribassati, che incorniciano gli stessi pannelli di fondo. Sul tutto corre una cornice con leggere modanature.
Il complesso della cantoria si affaccia verso la navata e ha come parapetto una lunga cornice sostenuta da balaustrini di pioppo lavorati al tornio. Poggia su una struttura a cassa che funge da inginocchiatoio. A questa galleria si accede attraverso un varco situato al primo piano dell’ex complesso conventuale, chiuso da una porta lignea originaria di semplice fattura, composta da un telaio rettangolare con traversa intermedia e due pannelli incorniciati da un coprifilo.
FONTI E BIBLIOGRAFIA
La chiesa di San Giovanni: Architetto Laura Pintus – Tesi di Laurea
L’organo a canne e coro ligneo: Dott Sergio Flore – Relazione per il restauro dell’antico organo a canne e cantoria